31 gennaio 2007

Dedica

Mi dedico una poesia per la sera. Me lo merito? In ogni caso mi somiglia...

Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera
di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia i vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
da te.
E l'inferno è certo.

(Eugenio Montale)

Ritorno

Lo sapevo che un giorno sarei tornata. In punta di piedi ho riaperto l'uscio su una pagina di me che avevo lasciato al vento, buttata tra le pieghe dell'incuranza e della trascuratezza. Non per nostalgia l'ho fatto, nemmeno per esibizionismo rinnovato che in fondo è la voglia che ognuno ha di condividersi. Forse è anche questo ma in parte, in una piccolissima parte...mi voglio spargere senza un preciso motivo, voglio ricordarmi di me quando da me mi sento divisa. Capita, sempre più spesso, capita che io tasti una parte incancrenita del mio animo, un animo che ormai chiede di essere accolto in altre forme, stretto e magari punito da altre mani, le mie sono troppo clementi, troppo...ma da tutte le persone a cui ho domandato di spiegarmi chi sono, affidando loro le mie parole, le mie vere facce, non chiedo più risposte. Mi accontento di un gesto accondiscendente, compassionevole, di uno sguardo domestico che profuma di muri di casa, di pentole lasciate sui fornelli ancora un giorno.
E dall'unica persona sulla quale le mie attese si erano fatte carne, anche da lui, sarò capace di sopportare la dovuta quotidianità.