12 marzo 2007

Ritals

"Ritals" era il termine spregiativo con cui venivano chiamati gli italiani emigrati in Francia negli anni del primo e del secondo dopoguerra. Come loro, adesso, chiunque può essere un immigrato a casa propria, il cerchio delle persone che stringe l'infinita solitudine di un essere umano diventa disprezzo, odio e motivo di scherno. Oggi più che mai mi sento di esserlo, raggomitolata nella mia invisibile dimensione fatta di parole diverse, di suoni stridenti, nel mio continuo straniamento. Forse ci sono centinaia di vite come la mia, la cosa non mi consola.
So per certo che siamo in due ad essere soli, quando smaschero l'acqua amara dei tuoi gesti comuni.
Lascio tutto il resto ad una canzone di Gianmaria Testa:

E
ppure lo sapevamo anche noi
l'odore delle stive

l'amaro del partire
Lo sapevamo anche noi
e una lingua da disimparare
e un'altra da imparare in fretta
prima della bicicletta
Lo sapevamo anche noi
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto
E sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare
lo sapevamo anche noi
il colore dell'offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del riufito
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto

(Gianmaria Testa, Ritals)