Il mio sottile piacere dell'ambiguità
Il piacere dell’ambiguità, ecco un’arguta definizione (come fosse il nome di un nuovo tipo di tè, ricavato dal succo di mandorle della mia bile, non ti pare?). Parlo di quel dolore piacevole, dolce-amaro, che si infiltra nelle viscere mentre tu, e tutto quello che sei, ti contorci e ti aggrovigli, come una piaga nell’intestino che ti risucchia, provocando fitte di dolore e di umiliazione. Fitte che diventano familiari e che sai presto ritrovare dentro di te, e poi anche riprodurre. E’ ciò che di più misero possiedi, ma anche di più intimo, una sensazione a cui fai continuamente ritorno. E come potresti altrimenti? E’ sapore di casa, odore di casa, eccolo di nuovo, pungente, disponibile. Sentilo, fai la sua conoscenza: sono io, sono il mio corpo e la mia anima che si riconoscono.
(David Grossman, da Che tu sia per me il coltello)
1 Comments:
Libro incredibile, un impagabile breviario sul corpo, ci ho messo un mese a lavarmelo di dosso...perché è un libro che ti sporca nel migliore dei modi possibili, attestazione di una parola che tocca, della dignità del fallimento, una febbre d'identità affidata ai sensi...
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